Fateci sognare: ridateci il Muro di Berlino, la sala Sirenella, Nilla Pizzi, marziani cattivi, Francesco Cavicchi, indiani assetati di scalpi e ultras di sinistra che dopo trent'anni non sembrino già dei reduci garibaldini con le medaglie sul petto e la poltrona a rotelle.
Spostiamo indietro le lancette e ripartiamo da zero.
Quando non solo i mulini erano bianchi, ma gli allenatori di calcio si limitavano ad allenare le squadre senza fare i filosofi; quando i giudici si limitavano a giudicare i loro imputati e non il mondo intero; quando quelle cose cominciavano per emme e nessuno si sognava di chiamarle deiezioni canine; quando agli incroci, male che andasse, incontravi Calindri che beveva un Cynar e non l'ottava rotonda dopo aver fatto appena un chlilometro.
Ridateci il dada-umpa e il moplen, e quelle ex belle donne che però restavano belle anche con la ciccia bianca e le rughe e non sembravano mai certe Barbie di oggi, incarognite dal tempo che passa e dai lettini solari.
Ridateci le distanze, gente che sappia mantenerle e il tempo che ci vuole per percorrerle; perchè i treni veloci di oggi sono pieni di frenetici fannulloni arroganti, che con un'interurbana potevano evitare di salire in carrozza, risolvendo lo stesso al cliente di turno il loro bel problemino.Ridateci cose ed oggetti che durino almeno un po' più di sei mesi.
Cellulari, tostapane, giradischi, computer e videoregistratori ancora di quelle marche che se ti finisce la pila trovi qualcuno che te ne vende una uguale, senza guardarti come se fossi un povero idiota.
E inoltre (Dio stramaledica l'inglese) fateci istruzioni per l'uso anche in italiano; possibilmente di quelle che, per capirci qualcosa, non hanno bisogno di un ulteriore libretto per l'uso delle istruzioni medesime.
Ridateci i "cinni scurzoni". Pallidi, col cappellino in testa e le cosce che sbattono facendo ciaff-ciaff ad ogni passo.
Ridateci il Muro di Berlino e sindaci che, una volta arrivati ed eletti, diano l'impressione di aver disfatto le valigie e messo almeno una bottiglia di latte nel frigo.
Ridateci il Muro, la banda Casaroli, Gorni Kramer o qualsiasi altra cosa.
Ma qualcosa di forte, che ne valga la pena.
Perchè francamente non me possiamo più di rifugiarci ogni volta tra Dozza, Lercaro, le Kessler e la funivia di San Luca.
Quando ero piccolo tutte le volte che passavo per qualche motivo vicino alla stazione della funivia impazzivo e facevo impazzire i miei genitori perchè mi portassero su a San Luca con la funivia. La maggior parte delle volte non mi portavano, ma quando strepitavo troppo poi mi portavano.
Era per me una fantastica e quantomai assurda tecnologia... una funivia come in montagna dentro una città! Vedere la città da sempre più in alto man mano si saliva! Vedere come era lo stadio visto da sopra! Arrivare in cima al colle volando, con il prato sotto che scorreva!
MERAVIGLIOSO!
La mia mania della funivia andò avanti per anni e di tanto in tanto convincevo la mia mamma a portarmi sulla funivia nel pomeriggio.
Un giorno, attorno agli undici anni, ci andai da solo con la bicicletta, fornito di monete per pagare il biglietto e... SDENG! La funivia era chiusa e non avrebbe riaperto mai più.
Piansi amare lacrime, come se avessi perso la casa.La funivia, realizzata con le più moderne tecnologie dell'epoca, fu inaugurata 21 aprile del 1931. Aveva due cabine che portavano fino a San Luca 18 passeggeri ognuna: mentre una saliva l'altra scendeva, cosicché ce n'era sempre una pronta a partire in tutte e due le stazioni distanti tra loro 1372 metri. Il viaggio durava circa sette minuti scarsi.
Negli anni Sessanta, forse a causa dell'uso maggiormente diffuso dell'automobile, cominciò il lento declino.
Il 7 Novembre 1976 il Resto del Carlino titolò: "È scaduta la concessione dell'esercizio - Da domani ferma la funivia di S. Luca - La società non intende rinnovarla a causa del grosso deficit — Scioperano anche oggi i cinque dipendenti". Al termine dello sciopero dei cinque dipendenti, la funivia chiuse per sempre.