Peggio della commessa tracagnotta (che mastica la gomma, strascica i piedi e ti dà del tu) c'è solamente la stangona mora, vestita in nero da aguzzina e barricata dentro ad uno di quei sei-sette negozi straeleganti di Bologna.
Quella che come entri ti squadra con sufficienza e malcelato schifo.
Motivo per cui, nell'ordine, ti viene da pensare:1) ho la patta aperta;
2) ho una patacca di sugo sul colletto;
3) mi è rimasto uno spinacio di ieri sera in mezzo ai denti;
4) quello che ho pestato prima all'angolo non era un sigaro Toscano.Appurato che non s'è verificato nulla di tutto questo, la stangona ti si avvicina scivolando sopra una moquette dal vago color panna (o sopra il marmo o sul parquet) senza praticamente muovere le gambe.
Lei non cammina: levita, come nell'estasi dei santi o come il mago americano David Copperfield quando è più in forma del solito.
Al tuo "buongiorno" rimane un attimo interdetta; poi con le dita della mano destra sfiora il minuscolo orologio che porta al polso e sibila fissandoti: "Diiica..."
E' in quel momento che ti chiedi per che motivo mai, invece che dalla grande griffe, non sei andato a cercare il regalo di compleanno in una bella ferramenta o al Caccia&Pesca di fuori San Donato.
Ma la risposta è semplice: una catena da bicicletta non può fare le veci di un foulard.
Ma stabilito questo, la sensazione che si prova in quell'istante è micidiale: un senso di imbarazzo e impotenza paragonabile soltanto a un devastante attacco di diarrea sullo skilift.
Anche perchè (Natale a parte) dentro ai negozi super chic non entra mai nessuno e così anche gli occhi delle altre due stangone sono puntati su di te.
Sei pupille che ti accarezzano come l'occhio spietato di un cecchino; sei pupille che diventano otto, considerando quelle del culturista giapponese che fa da vigilanza e sicurezza (ma non si sa perchè indossa una specie di tailleur tipo le commesse).
Poi finalmente riesci a decidere quale foulard prendere; alla domanda "carta o bancomat" riesci a non rispondere "servito!", e se Dio vuole esci dal negozio con uno scontrino avvolto in una busta e infiocchettato meglio del regalo stesso.
Ma almeno esci, con quell'inebriante senso di sollievo che si prova solo uscendo dall'ospedale con una radiografia ai polmoni andata bene.
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