Una teoria sulla nostra provenienza extraterrestre (Post 2)
Abbiamo, dunque, da esporre tre principali argomenti (o argomentazioni che dir si voglia) spesso fra loro frammisti:
· La logica
· La storia
· Il nostro IO
Comincio da quella che può essere l'argomentazione più confutabile:
"Il nostro IO"
Ci siamo sempre chiesti se il nostro corpo ed il nostro io sono un tutt'uno o se una cosa è distinta dall'altra entro un determinato confine.
Ad una prima risposta si può dire che il confine corrisponda al nostro corpo. C'è una pelle che ci contiene, una finitezza evidente della nostra essenza biologica. Però, pare evidente che l'esser solo corpo non ci basti. Sono pochi coloro i quali sopportano per lungo tempo e soprattutto senza averlo scelto, la condizione di solitudine. Anche gli eremiti pare cerchino un contatto esterno, una realtà spesso trascendente, un contatto verso il creato, un allargamento in un orizzonte mistico. Quindi c'è chi cerca la solitudine sì, ma come mezzo d’indagine per qualcosa che esula il proprio corpo. Dunque da noi stessi volgiamo lo sguardo verso il mondo esterno, verso gli altri e le cose. Ebbene, mi pare evidente che tendiamo ad allargarci verso le cose. Spesso ci circondiamo di oggetti che riflettono i nostri gusti, la nostra sensibilità estetica. La nostra stessa casa ci pare una parte di noi, il paesaggio che ci ha visti crescere ci sembra un ingrediente della nostra vita, tanto che si prova facilmente nostalgia, andando lontano per lunghi periodi. Tendiamo naturalmente anche verso le persone. Vogliamo qualcuno che ci consideri, che provi affetto per noi, che abbia desiderio di ascoltarci. Stiamo bene se riscontriamo di essere per gli altri.
Quindi abbiamo un confine, ma non è ben tracciato, è una sfera di relazioni verso luoghi, persone, oggetti. Voglio fare un esempio che anche se apparentemente può sembrare stupido congiunge il corpo, lo spirito e l'ignoto: Consideriamo la parola FELICITA', cerchiamone il significato dentro di noi e vediamo se possiamo risalire verso l'origine di questa parola. Qualsiasi dizionario vi dirà: felicità s. f. 1 Stato di chi è felice; SIN. Contentezza, gioia, letizia; CONTR. Infelicità. 2 Circostanza, cosa che procura contentezza.
Ma non ci spiega che significa e questo perchè nessuno di noi l'ha mai saputo né tantomeno c’è stata mai una fonte d’apprendimento. Eppure la felicità è insita in noi, è scritta nel nostro DNA che deriva dai nostri genitori i quali a loro volta l'hanno ereditato dai loro e così via...
Sorge spontaneo, allora, pensare che la felicità sia stata un'esperienza ancestrale che, sempre andando a ritroso, può riportare l'uomo al suo paradiso terrestre unico luogo ove possa averla acquisita. Ecco perchè credo nel Dio che ha creato gli uomini, non nel Dio che gli uomini hanno creato.
Quanto sopra ci porta alla considerazione che, originariamente, eravamo felici in una condizione psicofisica notevolmente diversa e qui, se non ci sono vostre richieste di approfondimento, entra in gioco “La storia.”
Prendiamo in mano il libro dei libri
La Bibbia ci ha una vastissima serie di "prove": c'è chi ha attribuito all’intervento alieno l'episodio in cui Giosuè ha fermato il Sole o quello in cui ha abbattuto grazie ad una tromba le mura di Gerico; chi ritiene che l’Arca dell'Alleanza sia un manufatto alieno; chi ancora che gli angeli siano piloti di astronavi. Insomma, tutti gli eventi straordinari dell'Antico Testamento accettabili solo grazie alla fede in Dio sono stati rispiegati con l'aiuto di un'altra fede: quella nell'esistenza di alieni particolarmente interessati nel destino dei nostri antenati.
La dizione al plurale del nome di Dio (nella Genesi si chiama sia Elohim, che significa dèi; sia Yahwè al singolare) fa supporre che gli Elohim erano un gruppo di extraterrestri i quali costruirono l'uomo per mezzo d’elaborate operazioni biogenetiche.
Una razza umanoide in cerca di altro sole ove prolungare la vita, che nel loro sistema era in via di collasso, decise che l'animale erettile più somigliante poteva essere il nuovo ibrido al quale dare la loro conoscenza e la loro intelligenza. (Invano gli antropologi cercano l'anello di connessione tra la scimmia e l'uomo.) Questo esperimento è in parte riuscito ma la nuova creatura ha perso, nel volgere di alcune generazioni, le doti iniziali fino a ritrovarci con mezzo cervello del quale sconosciamo le potenzialità e con una vita media, relativamente corta. In tutte le culture della Terra si incontrano leggende di "dei-astronauti". Leggende in cui si accenna ripetutamente a esperimenti di accoppiamento.
Sulla base di questa ipotesi si potrebbe in parte spiegare anche il vecchio testamento. "Unitevi e moltiplicatevi", "popolate e riempite la Terra", "è meglio lasciare il vostro seme nel ventre di una meretrice che spanderlo a Terra" e le ripetute maledizioni bibliche contro l’omosessualità si comprendono meglio nel quadro di una serie di esperimenti in cui ogni infusione genetica doveva espandersi praticamente senza limiti.
L' uomo di Neanderthal fu solo il prodotto di un esperimento non riuscito? scomparve senza riuscire a moltiplicarsi. Anche l'uomo di Cro-Magnon, che tanto ci rassomiglia, comparve dal nulla. La scienza (quella evoluzionistica per intenderci) non e' mai stata in grado di spiegarne la comparsa. E' seriamente da considerare la possibilità che la mente dell’Homo Sapiens sia un fenomeno molto recente, il risultato di un lungo processo genetico.
Se la teoria evoluzionistica serve indubbiamente a spiegare parte dello sviluppo della vita sulla Terra, c'é comunque la sensazione che esista una "mancanza", uno spazio vuoto, un "anello debole" riguardo all’Homo Sapiens.
Secondo un'interpretazione generalizzata, la durata della vita media degli extraterrestri era, in funzione del loro "sole", di circa 1000 anni. Nella genesi troviamo una strana cronologia e, se hai pazienza di leggere, si nota come i loro "discendenti" sulla terra, adattandosi al nuovo ciclo giorno-notte cominciarono a scemare d’età. Se vuoi, leggi attentamente quanto segue per trarre degli spunti di riflessione
Genesi 5:1,32 Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati.
Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set. Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie.
L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì.
Set aveva centocinque anni quando generò Enos; dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie.
L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì.
Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; Enos, dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e figlie.
L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi morì.
Kenan aveva settanta anni quando generò Maalaleèl; Kenan dopo aver generato Maalaleèl visse ancora ottocentoquaranta anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Kenan fu di novecentodieci anni; poi morì.
Maalaleèl aveva sessantacinque anni quando generò Iared; Maalaleèl dopo aver generato Iared, visse ancora ottocentotrenta anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Maalaleèl fu di ottocentonovantacinque anni; poi morì.
Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie.
L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi morì.
Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni.
Poi Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.
Matusalemme aveva centottantasette anni quando generò Lamech;
Matusalemme, dopo aver generato Lamech, visse ancora settecentottantadue anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì.
Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio
e lo chiamò Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto».
Lamech, dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Lamech fu di settecentosettantasette anni; poi morì.
Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet.
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