Così lo scrittore-attore vince il derby dei piacioni
Roberto Saviano è un modello positivo per i ragazzi del sud e non solo.
Esorta agli ideali, all'impegno civile, alla voglia di sognare, denuncia la criminalità, si espone, offre la sua faccia, fin troppo. Ma in lui c'è qualcosa che non convince, e forse disturba. E non è il fatto che si sia schierato, pur senza esserlo, con la sinistra giacobina e la repubblica giudiziaria.
No, è che Saviano soffre della sindrome di Petrolini. Ricorderete la sua satira cesarista quando recitava «per fare Roma più superba e pria », il pubblico gli gridava «bravo» e lui rispondeva «grazie». Poi, visto il successo dell'enfasi la ripeteva, il ritmo saliva, il meccanismo incalzava e appena lui accennava la frase scattava il «bravo» e lui subito «grazie».
Ecco, ho l'impressione che Saviano patisca la sindrome dell'istrione. Non era di parte, aveva buone letture, anche di destra, ma alla fine è rimasto prigioniero del suo pubblico, del suo giornale e del suo successo. C'è in lui qualcosa di recitato, di finto, di faziosetto nel senso di Fazio, che lo porta a fare la madonna pellegrina, il mito vivente. Simula quel che Adorno chiamava «il gergo dell'autenticità ». Fa l'Icona, recita il ruolo di Giovane Indignato, parla a nome del sindacato Trentenni Puri e Sognatori, aggravato dallo status di napoletano, che da castigo si trasforma in santità. Compiace il suo pubblico evocando il mondo migliore anche se lui non ci crede.
E in questo passaggio alla fiction, dimentica la realtà. Trascura che chi ha davvero combattuto con i fatti la criminalità organizzata, suo nemico principale, è stato proprio il vituperato governo in carica. Quando dice che in Italia c'è odio e non c'è libertà, dimentica che finora le persecuzioni e le intercettazioni, le maggiori campagne di fango, gli interdetti e le perquisizioni, non le hanno subite i nemici di Berlusconi. Chi scrive sulla principale industria di fango del paese, non può accusare le fabbrichette di fango concorrenti di inquinare il Paese... Non lo sfiora il dubbio che chi non la pensa come loro possa avere idee diverse e non loschi interessi. Saviano è prigioniero del suo piacionismo, come un berlusconi qualsiasi.
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