La nobiltà dei semplici

C'era una volta...
la Signora Giulia, 76 anni, pensionata dell'INPS.
Abitava nel condominio di fronte al mio. Venticinque metri quadrati: camera, cucinotto e un buco di bagno. E un affitto di mezzo milione al mese. Per infissi cadenti, ringhiere incrostate di ruggine, scale di pietra, un andito buio e umido rischiarato alla sera dalla luce fioca che esce da una vecchia plafoniera di ceramica.
Se n'è andata una settimana fa, di mattina, mentre i tigli di Piazza Magenta stavano gemmando al primo sole di primavera.
In punta di piedi.
Viveva sola da vent'anni, da quando un cancro ai polmoni le portò via il marito, ferroviere.
Usciva presto per fare la spesa e, al ritorno, si sedeva sulla «sua» panchina per scambiare due parole con le vecchie amiche del quartiere.
Negli ultimi tempi l'artrosi e il peso degli anni, le rendevano difficile salire le dieci rampe di scale che dividevano la strada dalla sua soffitta a travicelli. La vedevi attaccata al corrimano, a sostare sul primo pianerottolo per riprendere fiato. Quando capitava, le portavo la borsa, la prendevo sottobraccio e l'accompagnavo su.
E ogni volta... mi ringraziava con lo stesso calore della prima occasione. Per non pesare più del necessario, mi congedava al quarto piano. Da lì in poi sapeva di potercela fare da sola.
Adorava i bambini del palazzo, specialmente Marco, lo sbarazzino dai capelli biondi e ricci che incontrava sotto casa tutti i giorni a giocare con la sua bicicletta. Per lei era diventata un'abitudine regalargli un cantuccio di «schiacciata».
Ricordo ancora quando Giulia fu scippata per strada da un delinquente che le strappò il borsellino con dentro la pensione appena ritirata. La fece cadere a terra. I primi soccorritori la trovarono con le ginocchia abrase; piangeva sommessamente, coricata su un fianco. La aiutammo a salire sull'ambulanza della Croce Verde. Al Pronto Soccorso le medicarono le ferite e la rispedirono a casa.
Da sola.
Tre mesi dopo arrivarono gli operai dell'ENEL e del GAS a staccarle i contatori. La lasciarono al freddo e al buio, finché non poté pagare il suo debito.
Era autunno inoltrato.
Ordini, dissero gli operai. Ordini da far valere senza un briciolo di umanità.
Ordini freddi, impersonali, ragionieristici. Da tempi moderni, da bilanci societari in pareggio, da regole nuove di mercato, da liberismo rampante.
Polo e Ulivo hanno fatto scuola.
Quel drogato, portandole via la pensione, le aveva rubato per la prima volta nella sua vita anche la rispettabilità.
O almeno a lei così sembrò.
Per un po' di tempo, dopo quell'episodio, la Giulia perse la sua abituale serenità. Sembrava quasi che si vergognasse a salutare la gente. Poi, per fortuna, passò. La vita continuava. E tornò a regalare a Marco il suo microscopico cantuccio di «schiacciata».
Giulia non navigava certo nell'oro con il suo milione al mese di pensione.
Doveva, centellinando tutto, far quadrare i conti della sua piccola economia.
Affitto, vitto, bollette... farmaci.
La sua passione erano i fiori e le piante. Teneva una cascata di gerani rosso porpora al terrazzino della cameretta. Quello poteva permetterselo.
Sulla facciata scalcinata di quello stabile, il bel colore dei suoi fiori diceva che, lassù, c'era ancora un cuore di donna che batteva.

Ora quella soffitta è occupata da un gruppo di extracomunitari. Sette, otto, di meno, di più? Importa contarli? C'è un andirivieni continuo a tutte le ore del giorno e della notte. Gli inquilini del palazzo hanno già dovuto fare i conti con il comportamento sguaiato e strafottente dei «nuovi» arrivati.
Dei «nuovi» padroni.
Dalla porta della soffitta che fu della Signora Giulia, filtra ormai, insieme all'odore acuto del «cuscus», una cantilena lenta e ossessiva accompagnata da strumenti a percussione.
Sul balconcino che fu della Signora Giulia, berciando in un idioma incomprensibile, qualcuno sta stendendo ad asciugare mutande, calzini, lunghi caffettani di tela.

Quando un popolo annienta le sue radici e cessa di creare vita, per egoismo, smarrimento e viltà, dietro l'angolo lo aspetta sempre... un doloroso cammino di decadenza.
È quello che meritiamo.
Ed è quello che avremo.

 

Riflessioni personali

Ho ricevuto questo scritto da una specie di ML, dove mi sono ritrovata iscritta senza che io lo avessi chiesto.
E' una ML sui generis, gestita da un signore di 66 anni. il quale invia ad un certo numero di indirizzi che ha in rubrica mail varie, dove l'argomento a senso unico è la politica di estremissima destra.
Non so come sia venuto in possesso del mio account, visto che non lo conosco.
Confesso che non sempre leggo le mail che ricevo, ma ogni tanto prima di cancellarle dò un'occhiata e così stamattina mi sono ritrovata questa "Nobiltà dei semplici".
L'ho letta, l'ho trovata scritta bene (molto bene), ho "visto" la signora Giulia (le ho dato persino un volto...), mi sono quasi "commossa" alle sue vicissitudini...
per poi ribellarmi!
Contesto tutto quello che c'è scritto: TUTTO.
Con i presupposti relativi alla signora Giulia (vedova di un ferroviere) non esistono in Italia casi pietosi come il suo ed ora vi spiego il perchè.

1) Il marito era un ferroviere. Bene. Ai ferrovieri, in passato (oggi non so) ogni 7 anni di lavoro veniva regalato 1 anno, così dopo 30 anni di contributi effettivi se ne ritrovavano 35.
Non male, vero?

2) Sempre ai ferrovieri veniva assegnato un appartamento (abitazioni belle e non fatiscienti...mai
sentito parlare delle Palazzine dei Ferrovieri?), dove pagavano un affitto veramente irrisorio. Abitazioni che la maggior parte di loro al momento di andare in pensione (con la liquidazione che percepivano) riscattavano, divenendo così proprietari di case il cui valore reale era per lo meno il quadruplo di quello che avevano pagato.

3) Sempre i ferrovieri, vita natural durante, sia loro che la consorte (ed i figli fino alla maggiore età)viaggiavano gratis sulle Ferrovie dello Stato e non in 2^ classe, ma nei migliori posti.

Dico tutto questo con cognizione di causa, perchè ho uno zio ferroviere che oggi ha 76 anni (la stessa età della signora Giulia...tanto per intenderci).
Fu assunto quando aveva "già" 26 anni ed è andato in pensione a 60.
Ha sempre condotto una vita più che dignitosa, mantenendo una moglie non lavoratrice e due figli che hanno studiato: la femmina (per sua scelta) fino alla maturità classica, il maschio laureandosi all'età di 30 anni in ingegneria e studiando fuori casa per 10 anni, a spese dei genitori.
E mio zio non era un Dirigente e non faceva neppure parte del personale viaggiante, che notoriamente ha uno stipendio superiore.

E veniamo alla nostra signora Giulia...
E' vero che il marito è morto all'età di 56 anni, presumibilmente quando non era ancora andato in pensione e che lei viveva con la pensione di reversibilità, ma che non mi si venga a dire che detta pensione era "solo" di un milione di lire al mese.
Questa cifra, oggi, la percepiscono i pensionati sociali...vuoi che sia la stessa per coloro che hanno avuto un marito che ha lavorato fino all'età di 56 anni nelle Ferrovie dello Stato???
E della liquidazione del marito cosa ne ha fatto la signora Giulia, per ritrovarsi a vivere nell'appartamento su descritto?
Molto sfigata 'sta Giulia, perchè a leggere sembra che figli non ne abbia avuti e se non ne ha avuti, perchè non si è cercata un lavoro anche lei???
Forse perchè bastava per entrambi lo stipendio del marito???
E' vero che i figli, purtroppo, possono morire prima dei genitori, ma visto che l'autore della storia non ne fa cenno, è ipotizzabile che non ce ne siano mai stati.
E se non ce ne sono stati, i soldi non spesi per i figli dove sono finiti?
Altro appunto.
Da una certa età in poi e con un reddito così basso, il ticket sulle medicine non si paga, quindi esse sono gratuite. E lo sono anche per chi ha un reddito altissimo, se sono medicine SALVAVITA, figuriamoci per chi versava nelle condizioni su descritte.
Ed ancora...
E i servizi sociali dove li mettiamo???
Nelle condizioni di vita della Giulia i vari Comuni provvedono a tante necessità degli anziani, tipo:
1) Andare a fare la spesa e portala in casa.
2) Accompagnare l'anziano dal dottore se ce n'è bisogno.
3) Fare loro le pulizie di casa.
4) Telefonare ogni giorno per sentire se stanno bene e se hanno bisogno di qualcosa.
5) Fornire loro una specie di braccialetto, che si attiva con una semplice pressione, col quale chiedere aiuto in caso di malori improvvisi.
Anche qui parlo con cognizione di causa e non per sentito dire.

Concludendo, la storia lacrimosa su descritta è inventata di sana pianta, a meno chè, una volta scomparsa, nei materassi della signora Giulia non sia stato ritrovato un piccolo tesoro, cosa che capita più spesso di quanto non si creda.
Perchè allora ve ne ho voluto parlare?
Per dimostrare come gli estremismi (in questo caso politico) siano pericolosi.
Per dimostrare che quando si vuole portare l'acqua al proprio mulino si arrivi a distorcere la realtà, fino a trasformarla in una clamorosa bugia.
Ma quanti di noi colgono dette storture e non si lasciano, invece, "commuovere" da vicissitudini simili?
Magari lo stesso autore de "La nobiltà dei semplici" non ha voluto ingannarci, ma è solo stato ingannato dalle apparenze di una storia di cui conosceva solo la facciata, senza sapere i vari retroscena.

E per finire...
una piccolissima parola per quegli extra-comunitari che hanno preso il suo posto, disturbando le nostre delicate narici con l'acuto odore del "cuscus...

sono le stesse parole che dico a mio marito...

...cerchiamo di guardarli con "occhi" diversi...
...cerchiamo di dare loro i "nostri" volti...
...cerchiamo di riflettere che non è merito nostro (nè colpa loro) se noi siamo nati in una Nazione come l'Italia e loro in un'altra parte del mondo...

Avete mai pensato che potremmo essere NOI al loro posto, costretti a mendicare un tozzo di pane agli angoli delle strade con delle spazzole in mano, infastidendoli mentre nelle loro ricche macchine ci cacciano via in malo modo???
Non si può dare a tutti, è vero, ma almeno quando rifiutiamo i loro presunti servigi, cerchiamo di farlo con grazia, accompagnando il "No, grazie" anche con un piccolo sorriso.
Se è vero che NOI siamo dalla parte della ragione...ricordiamoci le parole di Gesù...

ogni mano tesa è la MIA mano...


Se è vero che NOI siamo i "civilizzati"...dimostriamolo...
Leyla

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