Vuole essere solo uno sfogo...leggetelo, per piacere, nell'ottica giusta
:-(



Venerdì 19 Aprile 2002 - Ore 14,00
Sono sull'autobus di ritorno a casa, seduta dietro.
Di fianco a me un posto vuoto.
Alla penultima fermata prima della mia, sale un giovane (un ragazzo).
Mi accorgo impercettibilmente della sua presenza, solo perchè si siede sul sedile libero accanto al mio.
Dalla parte opposta dell'autobus mi giunge la voce dei controllori "Biglietto, signori".
Come sempre mi assale un po' di panico (poco poco... ma c'è).
Io faccio un abbonamento mensile, che va timbrato all'inizio del mese e così per 30 giorni non ci penso più. Lo conservo accuratamente nel portafogli. So di essere in regola, ma ogni volta mi dico... Mio Dio, non è che ho dimenticato il portafogli da qualche parte... che giorno è oggi... non è che è il primo del mese e mi sono dimenticata di timbrarlo?
Mentre questi pensieri mi attraversano la mente, la parte razionale che è in me mi sussurra... calma, Lodovisca, sai perfettamente di essere in regola... il portafogli è nella borsa... oggi è il 19... quindi tranquilla... ma finchè il prezioso tagliando non è nelle mie mani, sono sempre un po' agitata...
E lo stesso mi succede oggi.
Come ho sentito la voce dei controllori, ho aperto subito la borsa, tirato fuori il portafogli, quando una voce di fianco bisbiglia... non hai un biglietto da darmi?
E' il ragazzo di cui non so "neanche che faccia abbia".
Freneticamente guardo, sperando di avere un city-pass, che in genere conservo per i casi di emergenza.
Non sono sicura di averlo, posso averlo prestato a qualcuno ed invece... eccolo... sospiro di sollievo... è pure intonso...
Glielo allungo svelta svelta... Lui si alza, fa qualche passo, arriva alla macchinetta obliteratrice, dove il controllore lo blocca dicendogli...
"Lei è salito prima di questa fermata, non può fare il biglietto ora!"
"No... no... sono salito a questa fermata..." (ed è vero, non sta mentendo)
Al che sento anche un'altra voce (la mia) che aggiunge... E' vero, è salito solo ora... (e non sto mentendo neanche io).
Il controllore mi guarda, mi sorride e chiede scusa... a me... non al ragazzo, il quale dopo aver obliterato, torna a sedersi vicino...
"Grazie... grazie... grazie... non so come avrei fatto..." ed intanto mi sta restituendo il city-pass
"Zitto, non farti sentire... non puoi ridarmelo, lo devi tenere tu... io sto per scendere..."
"Oh... grazie tante... come avrei fatto senza di lei..." e continua ad allungarmi il city-pass
" Dai dai... non è niente... è andata bene... ma non farlo più... promesso?"
"Sì sì... lo prometto... è che mi è scaduto l'abbonamento e non l'ho rinnovato..."
Solo ora mi volto e lo guardo... è giovanissimo (18/20 anni al massimo), un faccino pulito, con due occhi che mi guardano pieni di riconoscenza... ed una bocca sorridente che continua a ripetere... grazie grazie... che tenerezza che mi fà e come sono felice per averlo potuto aiutare.
Devo scendere... lui si alza per lasciarmi passare, gli dico... ciao... lui continua a dire... grazie grazie... mi volto un'ultima volta... ricordati che hai promesso... gli sorrido... sì sì prometto... e scendo...
Mentalmente annoto... ricordati di comprare un nuovo city-pass... mentre il mio cuore canta felice... vedrai che in tutta la sua vita non salirà più in autobus senza biglietto...
Illusa? Può essere... ma dimostratemi il contrario... se vi riesce...

Sabato 20 Aprile 2002 - Ore 11,00
Sono sotto i portici di via Ugo Bassi, a due passi dal mio ufficio.
Il centro di Bologna (come del resto in tutta Italia) è pieno di persone che tendono una mano.
Ho imparato a scansarle, anche perchè ora non si accontentano più di starsene lì ferme con una mano tesa, ma ti vengono incontro, ti sbarrano la strada, arrivano persino a toccarti...
Lei, invece, è lì, ferma, immobile, inginocchiata su un cuscino avvolto in un sacchetto di plastica, appoggiata discretamente al muro... quasi in disparte...
La vedo da lontano.
E' giovane, vestita come tutti i giovani, ordinata, pulita, i capelli biondi a coda di cavallo.
Potrei evitarla tranquillamente, ma non ci riesco...
Arrivata alla sua altezza, mi fermo, mi chino su di lei e le domando... Perchè?
Due splendidi occhi celesti mi guardano, due occhi intelligenti che capiscono il vero significato della mia domanda e mi rispondono... Cecoslovacchia...
Col cuore stretto in una morsa, sussurro "Dove dormi?"... gli occhi non capiscono, allora con le mani faccio il gesto che significa "dormire", mentre con la bocca le dico... Casa?... e gli occhi celestiali... Automobile...
Mi allontano quasi di corsa, dopo averle detto... ciao... ed anche qui il suo... grazie grazie... mi segue... ma stavolta il mio cuore non esulta cantando... mi sento un verme, mi sento in colpa, mi sento infelice, mi sento inutile... ed il dialogo fra i miei occhi ed i suoi mi perseguita a lungo... come un ritornello stonato... perchè? perchè? perchè?
Lodovisca



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