Buongiorno del 16 settembre 2003
I mendicanti ai semafori della strada, gli zingari lungo
le vie, i nomadi che "invadono" le nostre città, i marocchini
con le grosse borse piene di roba da vendere, i barboni che sostano
sulle panchine pubbliche.....tutte persone che troppo spesso
noi guardiamo e trattiamo con superiorità, con leggerezza,
con distacco, e magari con grande giudizio.
Eppure dietro una apparenza magari disordinata e trascurata,
si nasconde un'anima, come la nostra. Anche loro sono figli
di Dio, anche loro sono cittadini di questa terra, di passaggio,
né più né meno di noi. Che cosa allora ci spinge a comportarci
così con distacco e con arroganza? Perché a volte non li degniamo
neppure di uno sguardo? Perché ci dimostriamo stizziti di fronte
alle loro richieste? Sono nostri fratelli, vanno trattati con
dignità e rispetto, anche se a volte loro non sono rispettosi
con "il nostro mondo". Ma chi di noi è ligio al dovere e non
sbaglia mai?
Dietro a queste persone, troppo spesso si nasconde una vita
distrutta, impossibile, senza soddisfazioni. Quanto vale il sorriso di una
bimba alla quale invece di girare le spalle regaliamo delle caramelle?
Il bimbo e il vecchio
Eravamo l'unica famiglia nel ristorante
con un bambino. Io misi a sedere il nostro piccolo Daniel su un seggiolone per
bimbi e mi resi conto che tutti erano tranquilli mentre mangiavano e chiacchieravano.
Improvvisamente Daniel si mise a gridare dicendo: "Ciao amico!" Batteva
il tavolo con le sue manone ciccione. I suoi occhi erano spalancati per l'ammirazione
e la sua bocca mostrava l'assoluta mancanza di denti. Con molta gioia egli rideva
e si dimenava. Mi guardai attorno e capii che cosa lo stava così tanto
attraendo.
Era uno straccione con un cappotto logoro sulle spalle, sporco, unto e rotto.
I suoi pantaloni erano larghi e con la chiusura aperta fino alla metà;
le dita dei suoi piedi si affacciavano attraverso quelle che furono delle scarpe.
La sua camicia era sporca ed i suoi capelli non erano più stati toccati
da lungo tempo. Le sue basette erano lunghe e folte ed il suo naso aveva così
tante vene che sembrava una mappa.
Non eravamo molto vicini a lui per sentirne l'odore, ma di sicuro puzzava fortemente. Le sue mani cominciarono a muoversi per salutare: "Ciao piccolo; come ti chiami?", disse l'uomo a Daniel. Uno sguardo veloce tra me e mia moglie: "Che facciamo?" Daniel continuava a ridere e a ripetere : "Ciao, ciao amico." Tutti nel ristorante guardavano noi e il mendicante.
Il vecchio sporco stava scomodando il nostro bel figliolo. Cominciarono a servirci la cena, mentre quell'uomo continuava a parlare e a gesticolare con Daniel. Tutti ci trovavamo a disagio per l'atteggiamento di quell'uomo. In più era anche ubriaco. Mia moglie ed io eravamo chiaramente in imbarazzo e non sapevamo cosa fare. Mangiammo in fretta e in silenzio; Daniel invece, molto inquieto, mostrava tutto il suo repertorio al mendicante che gli rispondeva con gesti infantili imitando quelli dei bambini piccoli. Finalmente, finito di mangiare, ci dirigiamo verso la porta d'uscita. Mia moglie andò a pagare il conto e accordammo di ritrovarci fuori, nel parcheggio.
Il vecchio si trovava molto vicino alla porta di uscita, ed io pregavo sottovoce il Signore che ci facesse uscire prima che quel matto potesse avvicinarsi a Daniel. Passai vicino all'uomo, dandogli la mia schiena e tentando di trattenendo il respiro, per non respirare l'aria che il vecchio aveva respirato.
Mentre io facevo questo, Daniel andò rapidamente in direzione del mendicante e gli alzò le sue braccia per farsi prendere in braccio. Prima che io potessi intervenire, Daniel saltò in braccio al mendicante e lo abbracciò. Poi, in un atto di totale fiducia, amore e sottomissione mise la sua testa sulla spalla del povero.
Quell'uomo chiuse gli occhi. Due grosse lacrime gli solcarono le guance. Le sue mani vecchie e rugose, piene di cicatrici e dolore, molto soavemente accarezzavano la schiena di Daniel. Non avevo mai visto nella mia vita due esseri volersi bene così profondamente in così poco tempo. Mi trattenei atterrito.
Il vecchio uomo sospirò con Daniel ancora tra le sue braccia e poi, aprendo lentamente gli occhi, mi fissò dicendomi, con voce forte e sicura: "Abbia cura di questo giovanotto!"
In qualche modo gli risposi: "Lo farò", con un immenso nodo alla gola. Egli separò Daniel dal suo petto, lentamente, come se avesse un dolore, e me lo diede in braccio. Presi Daniel mentre il vecchio mi diceva: "Dio la benedica, signore. Lei mi ha fatto un regalo immenso."
Riuscii a malapena a dire un sommesso grazie. Con Daniel in braccio. uscii di corsa verso l'auto. Mia moglie si domandava perché stavo piangendo stringendomi così forte al petto Daniel, e perché continuavo a ripetere: "Dio mio, Dio mo, perdonami."
Avevo appena assistito all'amore di Cristo attraverso l'innocenza da un piccolo bambino che non si fermò all'apparenza e non fece alcun giudizio; un bambino che vide un'anima ed alcuni genitori che invece videro solo un mucchio di vestiti sporchi. Ero stato un cristiano cieco, rimproverando invece il bimbo che cristiano lo era fino in fondo.
Tratto dal "Buongiorno...nel
Signore" di Eugenio Marrone
Lodovisca