E' una trama molto semplice quella dei "Promessi Sposi".
Ci sono
due giovani, Renzo e Lucia, che si amano ed hanno deciso di sposarsi, ma...
C'è
sempre un "ma" nelle storie d'amore che si rispettino...
La vicenda
si svolge, nel 1628, a Lecco un paesino del lago di Como; il signorotto del luogo,
Don Rodrigo, invaghitosi di Lucia, ostacola con ogni mezzo questo matrimonio,
arrivando persino ad intimorire il parroco che avrebbe dovuto celebrare le nozze:
Don Abbondio.
Diciamo subito, per non impensierire i nostri lettori, che alla
fine Renzo e Lucia riusciranno a coronare il loro sogno d'amore, sposandosi e
vivendo felici per il resto della loro vita.
Prima di arrivare, però,
a quel fatidico giorno dovranno vivere mille avventure, incontrando sulla loro
strada tanti personaggi...alcuni buoni, o almeno desiderosi di aiutarli, altri
decisamente meno favorevoli.
Ed ecco che la storia, disperdendosi come l'acqua
di un fiume in tanti ruscelletti, offre al nostro autore la possibilità
di narrare i vizi e le virtù dell'Italia del 1600.
Non è arduo
pensare che il Manzoni si sia ispirato a personaggi realmente vissuti, senza sapere
che mentre parlava di loro stava tracciando anche i vizi e le virtù della
nostra epoca.
Chi di noi non conosce un pavido Don Abbondio, timoroso
persino della sua ombra, che di fronte ai "potenti", o ai problemi che
la vita pone, striscia come un misero verme??
Merce
un po' più rara sono le Perpetue, persone che hanno il coraggio delle proprie
azioni e che non si fermano davanti al primo ostacolo. Persone decisamente "scomode"
e che, in genere, vengono evitate peggio della peste e proprio come degli appestati
finiscono spesso in quarantena, diventando delle acide zitelle.
Agnese
la incrociamo ogni giorno sulla nostra strada (la vicina di casa, la donna al
mercato che fa la spesa, la collega d'ufficio), donne allegre, ciarliere, all'apparenza
innocue, capaci "una tantum" di trovate "geniali", anche se
alla fine si rivelano dei "buchi" nell'acqua. Donne che affrontano anche
le situazioni più delicate con la massima superficialità. .
Così come il mondo è pieno di Don Rodrigo, che solo perchè
hanno un certo potere, rendono la vita difficile a chi ha la ventura di incappare
in loro.
I moderni Azzeccagarbugli, a parte gli avvocati che si fanno
pure pagare, sono i venditori di "fumo", coloro che parlano parlano
e che alla fine non hanno detto niente, lasciandoti con la mente più confusa
di prima che iniziassero a parlare.
I Bravi sono al soldo oggi, come allora,
dei potenti, solo che ora li chiamiamo "body-guard" o nei casi peggiori
"killer".
Quante Monache di Monza esistono anche nel 2004???
Donne
e uomini che per "viltà" hanno accettato di vivere una vita che
altri hanno scelto o imposto loro, incapaci di reagire, di opporre un netto rifiuto,
rifugiandosi nei sogni per non impazzire o nascondendosi nell'ombra per soddisfare
normali desideri.
Le annoiate Donne Prassede le possiamo trovare nelle
canoniche di tutte le chiese, intente a fare dell'inutile beneficenza, donne che
per dare uno scopo alla loro esistenza si impicciano oltre misura dei fatti altrui
con la scusa di fare del bene al prossimo, dispensando cattivi consigli a gente
capacissima di sbagliare da sola. E il guaio peggiore è che da questo loro
atteggiamento non ne traggono alcun profitto.
Con la loro falsa carità,
con il loro moralismo bigotto, e con le loro ristrettezze di idee sono, anzi,
convinte di essere utili a chi ha la disgrazia di cadere nelle loro grinfie.
Gli stessi Renzo e Lucia, i protagonisti, i due personaggi buoni, sembrano
incarnare il detto "Dio li fa e poi li accoppia".
Renzo è
il sempliciotto per eccellenza, dotato sì di buona intelligenza, ma che
la troppa bontà rende vana. Uomo che anche davanti alla più atroce
ingiustizia prima inveisce a parole, ma poi finisce col chinare la testa.
Lucia
rappresenta tutte quelle donne che fanno delle lacrime la loro unica arma, con
l'aggiunta, o l'aggravante, di una fede cieca in un Dio, che loro pensano possa
risolvere qualsiasi problema.
La vita, purtroppo, non è quasi mai un
romanzo a lieto fine...
E per finire...Fra' Cristoforo...il personaggio
più buono in assoluto...che prima di divenire tale si chiamava Ludovico
e divenne frate per opportunismo per sfuggire alle ire dei parenti dell'uomo che
aveva ucciso.
I Promessi Sposi è, senza ombra di dubbio, il romanzo
più famoso della letteratura italiana.
Come è stato possibile
che un'insulsa storia d'amore abbia dato vita a questo capolavoro?
Si può,
a ragion veduta, affermare che il Manzoni coglie il pretesto del contrastato amore
tra Renzo e Lucia per tracciare il profilo psicologico della fauna umana che popola
il pianeta, che gli uomini hanno chiamato Terra.
E a ben guardare...l'Alessandro
non doveva essere un grande estimatore dei suoi simili...
Lodovisca
Per
chi avesse piacere di rinfrescare le vicissitudini di Renzo e Lucia
o per chi
non le conosce
Riassunto dei Promessi Sposi
Don
Abbondio, parroco di un paesino sulle colline presso Lecco, viene minacciato dai
bravi di don Rodrigo, affinché non celebri il matrimonio fra Renzo e Lucia.
I malviventi, al servizio del signorotto, sanno incutere una gran paura al pavido
curato che, con mille pretesti, l'indomani convince lo sposo a rimandare la cerimonia.
I due giovani cercano una soluzione: Renzo si reca a Lecco per chiedere aiuto
all'avvocato Azzecca-garbugli, Lucia confida nell'intervento di padre Cristoforo,
un cappuccino che non esita ad affrontare don Rodrigo in persona.
Ma questi
è irremovibile; anzi, progetta il rapimento della ragazza. I fidanzati
devono fuggire la notte del 10 novembre. Qui la narrazione si biforca: la storia
di Lucia porta il lettore in un convento di Monza, dove la ragazza trova protezione
presso una potente monaca, di cui l'autore ci racconta la storia. Successivamente
Lucia viene rapita dal convento, con la connivenza della suora, e portata in un
castello sul confine con il territorio veneziano; è in quest'occasione
che fa un voto alla Madonna: rinunciare a Renzo in cambio della salvezza e della
libertà. Lì il rapitore, l'Innominato, un potente malfattore che
ha voluto assecondare don Rodrigo, commosso dalla ragazza, decide di cambiare
vita: già da tempo si sentiva stanco di commettere delitti e violenze.
Alla "conversione" lo aiutano anche le buone parole dell'arcivescovo
di Milano Federigo Borromeo. Lucia, liberata, trova ospitalità presso la
nobile famiglia milanese di don Ferrante e donna Prassede.
Frattanto Renzo
giunge a Milano e si fa coinvolgere nei tumulti scoppiati in seguito alla scarsità
di pane. A stento sfugge alla polizia, che lo crede un sobillatore, e raggiunge
il cugino Bortolo a Bergamo, dove lavora in un filatoio, sotto falso nome. Trascorre
così un anno. Nel 1630 le truppe imperiali dei lanzichenecchi scendono
in Italia, attraversano il ducato di Milano, per andare ad occupare Mantova: infatti
è in corso la guerra dei trent'anni, che coinvolge molti Stati europei.
Francia e Spagna sono in lotta per il controllo del ducato di Mantova e del Monferrato.
Le truppe diffondono la peste che falcia migliaia di vite umane e mette in ginocchio
la ricca e prosperosa Milano. Renzo si ammala, ma guarisce e decide di tornare
in cerca di Lucia. La trova al lazzaretto, un centro di raccolta degli appestati
di Milano: anche lei ha preso la peste ma l'ha superata ed ora è convalescente
e assiste una ricca vedova di Milano.
Nel lazzaretto si trova anche don Rodrigo:
è malato, ma la sua situazione non lascia sperare, ed è stato oltretutto
reso folle dalla malattia e dal tradimento del suo fedele Griso. Non lasciano
sperare neanche le condizioni di Fra' Cristoforo che con totale abnegazione assiste
i malati: a lui si rivolge Renzo per la questione del voto, che viene cancellato
perché non valido in quanto fatto in condizione di pericolo. Ottenuta la
nuova promessa di Lucia, Renzo torna al paesello per preparare le nozze: un violento
acquazzone fa terminare il contagio. I due giovani si riuniscono al paesello e,
finalmente, don Abbondio celebra le nozze. Risolti tutti i problemi, compresa
la pendenza con la giustizia relativo al tumulto di San Martino, la famigliola
si trasferisce a Bergamo, dove Renzo impianta un filatoio con il cugino. La storia
finisce serenamente.
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