(dal francese antico, Hellequin, nome di un diavolo buffone, nelle leggende medioevali francesi)
E' un servitore
poverissimo, che non ha i soldi neppure per rattoppare il proprio vestito, con
stoffe dello stesso colore! Affamato e infreddolito, Arlecchino, con la sua furbizia,
cerca di sbarcare il lunario e di sfuggire alle prepotenze dei ricchi e dei più
forti.
Spesso, nelle commedie è impegnato a truffare il vecchio padrone,
ad aiutare i giovani amanti, a mettere in ridicolo i soldati.
La maschera
di Arlecchino è caratterizzata da pezzi di stoffa multicolore, cuciti insieme.
Rappresenta
lo stereotipo del contadino finto tonto, gran mangiatore e bevitore. Il suo appellativo,
Gianduia, deriva dall'espressione piemontese "Gioan d'la douja", che
vuol dire Giovanni del boccale. Veste con una giacca marrone, un panciotto giallo,
parrucca e calze rosse.
Gianduia è un personaggio popolare piemontese
e la sua origine è attribuita al burattinaio G.B. Dsale, 1808.
E'
una maschera originaria della Campania, inventata probabilmente intorno al XVI°
secolo dall'attore Silvio Fiorillo da Capua. Il nome Pulcinella deriva forse dal
latino tardo, "pullicenus", pulcino. Questa maschera si diffuse in tutta
Europa, assumendo diversi nomi, Polichinelle in Francia, Punch in Inghilterra.
Pulcinella è un contadino poverissimo, che non ha voglia di lavorare. Furbo
e ingegnoso, impiega tempo ed energie, per trovare il modo di mangiare.
Pulcinella
indossa una bianca casacca e larghi pantaloni, anch'essi bianchi. Egli si copre
il viso con una maschera nera, dal lungo naso adunco. Ha due gobbe, una sulla
schiena ed una sul petto.
Con il tempo, la maschera di Pulcinella è
divenuta il simbolo del popolo napoletano.
Pantalone è la caricatura del mercante, tirchio, sospettoso e avaro. Quando la classe borghese consolidò le proprie posizioni, si modificò anche questa maschera. Nel secolo scorso, Pantalone incarnò l'immagine del buon padre di famiglia. All'inizio, chiamato il Magnifico, prese poi il nome di Pantalone de' Bisognosi. Ha un vestito rosso e un mantello nero, come quello dei mercanti dalmati del XV° e del XVI° secolo.
E'
la servetta impicciona e pettegola, spesso rappresentata in coppia con Arlecchino.
Furba e vanitosa, è stata protagonista di molte commedie, in Italia e in
Francia, sin dal XVI° secolo.
Anche
lui, come Arlecchino, fa parte della famiglia dei servitori. Inizialmente, era
rappresentato come un individuo superficiale, ma astuto e intrigante. Successivamente,
Brighella divenne un servo saggio e fedele, che ammonisce i padroni contro i guai
e la leggerezza della giovinezza, mettendo, magari, una buona parola tra genitori
e figli. Di origine bergamasca, Brighella indossava dei pantaloni ed un camicione
di tela. Col tempo, venne rappresentato in livrea da servitore.
Conosciuto
anche come Dottor Balanzone, è una caricatura del sapientone, in riferimento
ai dottori della Scuola di Bologna, una delle università italiane più
prestigiose del XVI° e XVII° secolo.
Parla con molte citazioni latine,
non sempre esatte. Anzi i suoi discorsi rivelano una profonda ignoranza, ammantata
di paroloni e presunzione.
Balanzone veste con un abito dottorale nero, un
ampio cappello ed il collare bianco, spesso di grandi dimensioni, con un notevole
effetto comico. E' la maschera dei bolognesi.
Maschera veneziana, apparsa per la prima volta al Teatrino della Minerva, nel 1836. Parla velocemente, storpiando le parole, generando grande ilarità. Si muove continuamente, spostandosi con delle buffe piroette. Facanapa veste con una marsina, panciotto e pantaloni stretti sotto il ginocchio.
Fatina buona e molto comprensiva di una dolcezza unica. Maschera nata in quel di Taranto, ma poi esportata in tutta Italia per la gioia e la delizia di tutti coloro che l'hanno conosciuta. Ha tantissime qualità, ma la sua dote principale è la modestia.
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