Oggi non ho avuto molto da fare
e così ho spolverato un po' i miei ricordi
Giacevano lì trascurati,
quasi ammuffiti...
ho tolto loro la polvere e li ho lasciati liberi di volare
Li
ho sentiti bussare e quando li ho fatti entrare...ecco cosa mi hanno raccontato...
Da
come parlo della mia vita potrebbe sembrare che mia madre sia stata poco presente
in essa...non è così.
Certo la figura di mio padre ha contribuito
moltissimo a fare di me quella che oggi sono nel bene (nel male quella è
solo opera mia :-)))))), ma mamma ha la sua importanza...eccome!
Potrebbe essere
mai diversamente?
Babbo era un uomo intelligentissimo, ma mamma non gli era
di certo da meno...forse a ben guardare lo era anche di più, perchè
dotata di quel certo "non so che" che solo le donne (anche se non tutte)
hanno.
Donna moderna, anche se nata nel 1924, donna di larghe vedute, donna
dinamica, donna forte, donna avvezza a risolvere i problemi da sola e non perchè
non potesse contare sull'aiuto dell'uomo a lei vicino, ma perchè non apparteneva
a quel tipo di donne che si adagiano sul marito.
Se a tutto questo aggiungete
la sua inequivocabile bellezza avrete solo una pallida idea di cosa sia stata
mia madre.
Con me è stata sempre molto severa, a volte anche di una
severità ingiusta.
Ricordo certi episodi di quando ero bambina che ora
che bambina non lo sono più, mi piacerebbe chiederle...mamma perchè
eri così?
A me non era permesso giocare in cortile con gli altri bambini
perchè erano "zilat" (zingari), non mi era permesso neppure andare
a giocare in casa loro, perchè se no dopo sarebbero venuti in casa nostra.
Mamma
era anche una fautrice del nostro detto: MAZZE E PANELLE FANN I FIGGH BELL.
Me
le ha suonate parecchie volte, soprattutto per il mangiare, perchè i miei
gusti non coincidevano con i suoi...eh eh eh
Lei voleva che mangiassi soprattutto
carne, io invece adoravo i peperoni sotto sale, le peperonate, le melanzane sott'olio,
il pane col pomodoro, la pizza...le solite "muscitie", come le chiamava
lei :-)))))
Godevo, per mia fortuna, di una salute di ferro, ma nonostante
questo ogni primavera c'era il supplizio dell'olio di fegato di merluzzo e del
Proton, per non parlare dell'olio di ricino...bleah
Tutto questo è riferito
a quando abitavo a Taranto e ai primi anni di Mantova.
Fino ai miei 9 anni
sono stata una bambina modello: buona, educata, gentile, non facevo mai i capricci,
non piangevo mai, non osavo obiettare nulla, ubbidivo e basta.
Dopo i 9 anni,
scoprii il mondo della "strada" e da allora sono "sfuggita"
al controllo di mia madre.
Lei ha continuato a provarci per tutta la vita,
ma io l'ho sempre "fregata" :-))))))))))))
Mamma mi "perse",
se possiamo usare questo termine, un pomeriggio dell'ottobre 1954.
Avevo appena
compiuto 9 anni e frequentavo la IV elementare.
Ci eravamo da poco trasferiti
in via Cavriani, in quel palazzo di cui un giorno o l'altro vi racconterò
la storia.
Era un quartiere popolare, nel nostro palazzo c'erano sei bambini,
me compresa, più o meno della stessa età, e tra questi c'era Vittoria,
che era diventata da pochi giorni anche mia compagna di classe.
Gioco forza
iniziammo a fare i compiti assieme e una volta finiti Vittoria andava giù
in cortile a giocare, mentre io restavo in casa.
Ogni giorno Vittoria rivolgeva
a mia madre la stessa domanda:
Signora, la fa venire la Visca a giocare
in corte?
Ed ogni giorno mia madre ripeteva la stessa risposta:
No
Vittoria, Visca non è abituata a queste cose.
Ed io lì zitta
ad assistere, senza accampare nessuna pretesa come se non si stesse parlando di
me, finchè un giorno mamma commise l'errore di chiedermi...
Ma tu
ci vuoi andare?
Ed io alzando le spalle:
Per me è indifferente
Fu
perchè risposi così, fu perchè era stufa di sentire la cantilena
di Vittoria, fu perchè pensava che non mi sarebbe piaciuto, fu quel che
fu, fatto sta che disse:
...e vai...
Beh...quello fu il preciso momento
in cui mi ha "persa".
Intendiamoci... "persa" nel senso
che sfuggii per sempre al suo strettissimo controllo che lei si è illusa
di aver esercitato su di me per tutta la vita, cosa che non è stata...eh
eh eh
Come scoprii il mondo "esterno" la mia vera natura di futura
"donna sempre in guerra" esplose.
Giocavo nel nostro cortile, in
quello di fronte, giocavo per la strada, nelle cantine, giocavo a quercini con
i maschi (l'unica bambina che lo facesse), mi sono picchiata di santa ragione
ricevendone tante, ma dandone anche tante indietro, ho imparato a giocare a carte
seduta ai tavolacci dell'osteria di fronte a casa, avevo sempre le gambe sbucciate
come i maschiacci.
Ho fatto le "guerre" dei portoni...chissà
perchè ogni tanto ci prendeva questa mania...e incominciai a guardare i
"bambini" trovandoli molto ma molto carini :-))))))))))))
Iniziai
a dire delle bugie o, meglio, come ama dire un tale che conosco, a dire delle
"non verità".
In I media arrivai addirittura a falsificare
la firma di mio padre per nascondere un brutto voto preso in matematica.
Non
credo che quello che vi sto raccontando siano cose trascendentali, sono delle
semplici birichinate, ma per la bimba che ero stata (e che in fin dei conti continuavo
ad essere) erano cose molto "forti".
Continuavano i divieti da parte
di mamma, ma ora io mi ribellavo ad essi, anche se era una ribellione controllata
del tipo:
Ragioniamo: mi dici perchè non vuoi?
E spesso in
queste nostre discussioni entrava mio padre a darmi man forte:
Lina, Lina...guarda
che ha ragione, perchè non vuoi?
Questo babbo lo disse anche quando
avevo 18 anni ed io volevo andare ad un gita scolastica e mamma non voleva perchè
lei, contrariamente a babbo, sapeva dell'esistenza di Sandro (non glielo avevo
detto di certo io, fossi stata scema... lo aveva scoperto per colpa di Sandro...grrrrrrrrrrrr)
Babbo
disse:
Non capisco perchè ti ostini nel non voler che vada a quella
gita...
Io la guardavo come per dirle...che fai ora...gli dici quello che
sai o mi ci mandi???
Andai alla gita :-))))))))))))))))
O come quando avevo
15 anni e mamma non voleva che andassi agli allenamenti per i campionati studenteschi.
Si
perdeva troppo tempo, diceva lei, tempo sottratto allo studio, e fu così
che per non perdere un paio di ore al pomeriggio due volte alla settimana, diluite
nel corso di un anno, la mia prof. di educazione fisica ottenne per me il permesso
di farmi entrare in classe alle 10,30, ogni santo giorno negli ultimi due mesi
di scuola, perdendo così non so quante ore di lezione...cosa che babbo
e mamma non hanno mai saputo...nè avrei il coraggio di dirglielo neppure
ora se fossero qui con me...
Ci rimisi l'anno scolastico, ma che importa????
Vinsi
i campionati :-)))))))))))))
Se consideriamo, poi, che la perdita di quell'anno,
ha portato Sandro nella mia vita...
Quante cose vorrei scrivere ancora,
quante cose vorrei ricordare...
Come quella volta, nel 1992, che andai
a Roma per sostenere il concorso per diventare funzionario.
Sapevo poco o niente,
non avevo avuto voglia di studiare (che me ne fregava a me di sapere come funzionasse
il CONI?????) eppure ce la feci.
Quando la chiamai al telefono per dirle
Mamma
ce l'ho fattaaaaaaaaaaaa
Lei mi rispose quasi con sufficienza...
Non
avevo alcun dubbio in merito!!!!
Ci rimasi male secondo voi? Certo che
no. A ben pensarci era la miglior dimostrazione di stima.
Mamma era così,
i suoi complimenti nei miei confronti si contavano col contagocce.
Diceva sempre
che "odiava" quelle madri che tessevano le lodi dei propri figli, spesso
a sproposito.
Amava anche dire
Mia figlia non ha bisogno dei miei complimenti
Non
ha mai lodato un mio successo più del necessario, non mi ha mai detto
Come
stai bene con quel vestito
Al massimo, se proprio le piaceva tanto tanto,
poteva dirmi
Uhm...quanto lo hai pagato? Se non costa molto te lo regalo
io...
Ecco...questo era il segnale che le piaceva davvero.
Mamma
era sempre stata per le cose belle, magari poche, ma belle.
Questo valeva per
i giocattoli quando ero piccola piccola, per i vestiti in seguito.
Da bambina
e da ragazzina i vestiti me li faceva lei. Ogni domenica in chiesa potevo sfoggiare
un vestitino nuovo...quanto mi rendeva felice tutto questo e quanto impegno ci
metteva lei nel farmi queste sorprese.
Poi man mano che crebbi mi portava sempre
dalla sua sarta.
Ogni primavera ed ogni autunno avevo sempre un tailleur nuovo,
completo di tutti gli accessori giusti e in tinta. Ogni primo ed ultimo giorno
di scuola mi comprava un vestito nuovo, lo stesso per il mio compleanno, per Natale,
per Pasqua.
A quelle poche festicciole che mi fu concesso di andare potevo
sempre orgogliosamente sfoggiare qualche capo nuovo...una camicetta particolare
o un maglioncino bello bello oppure un paio di scarpe o una borsa...era sempre
molto attenta a questo...la mia mamma...
Quando arrivammo a Bologna e cominciai
a guadagnarmi i primi soldini, iniziai a comprarmi da sola qualche vestitino,
magari in Montagnola, e immancabilmente lei mi diceva
Ma ce ie 'sta muscitie??
(Ma cosa è questa porcheria?)
Io facevo spallucce, ma lei non si
dava per vinta e così ogni tanto mi portava fuori a fare compere, col patto,
però, che avremmo acquistato qualcosa dove diceva lei.
Questo rito è
durato fino all'ultimo.
Ogni inizio estate mi regalava un vestito nuovo, ma
dovevamo andare assieme a comprarlo e mi portava immancabilmente da Giorgia, la
sua boutique preferita.
L'ultimo complimento, il più bello, che
mamma mi fece fu poco prima di morire.
Lo sentii con le mie orecchie, anche
se secondo lei lo stava dicendo alla sorella Anna.
Era quasi un anno che sapevo
che mamma stava per lasciarmi. Ero andata avanti tra alti e bassi, continuando
a lavorare, aiutata in questo da tutti i miei colleghi.
Avevo deciso così,
anche per non dare a lei l'impressione che la sua malattia fosse una cosa grave...
L'1
settembre, però, mi misi in malattia, d'accordo col mio direttore.
Mi
trasferii giù in casa sua e così stavo tutto il giorno e tutta la
notte con lei.
Le stavano dando un farmaco che le aveva creato una momentanea
dissociazione mentale (tolto il farmaco tutto tornò normale).
La cosa
strana è che questa dissociazione riguardava solo la mia persona.
Parecchie
volte nell'arco della giornata non vedeva me, ma vedeva in me le sue sorelle...una
volta Melina, un'altra volta Maria, ma ancora più spesso Anna, la sorella
prediletta.
Quanto ho combattuto in quei giorni per farla ragionare...quanto...era
più forte di me.
Lo so che molti non lo avrebbero fatto, in fin dei
conti non faceva nulla di male.
Il fatto che mi chiamasse Anna e mi parlasse
come se io fossi Anna che importanza poteva avere di fronte al male che la stava
divorando????
Ma per me era importante...era la mia mamma...ed io non potevo
lasciare che lei confidasse a sua figlia cose che magari ad una figlia non si
possono confidare, mentre ad una sorella sì...
Avevo provato di tutto.
A
farle chiamare zia Anna al telefono, facendole comporre personalmente il numero
di Taranto, a farmi chiamare da lei sul mio cellulare e farle vedere che chi rispondeva
ero sempre io, lì presente con lei...niente da fare.
Ma alla fine ci
riuscii.
Lo feci con la solita logica che tanto danno pare che procuri a chi
mi sta vicino.
Non so se vi ricordate che l'unghia del mio indice destro è
un po' diversa dalle altre.
Mi sedetti sul letto e incominciai a parlarle con
tanta dolcezza, ma anche con fermezza...
Se io sono Anna, dov'è
Lodovisca ora?
In ufficio
E secondo te Lodovisca ti lascerebbe da sola
ora che tu hai bisogno di lei?
Ma lei non mi ha lasciato da sola, ci sei tu
(Anna)
Ti ricordi di quella volta che Lodovisca da bambina si fece male
all'unghia, perchè le entrò dentro una spina di more?
Sì
che mi ricordo. La sua unghia non fu più bella come prima...
Allora...guarda...guarda...
Le feci vedere la mia unghia e lei a lungo mi fissò meravigliata, a
lungo i suoi occhi andarono dal mio viso all'unghia...dall'unghia al mio viso...finchè...
Ma allora sei Lodovisca...
Certo mamma, sono io
E così
ogni volta che perdeva il "controllo" le facevo vedere l'unghia e lei
si riprendeva.
Quella mattina mentre ero in camera da letto che stavo facendo
le pulizie, lei mi disse
Ma lo sai Anna che da dietro hai lo stesso
fisico di Lodovisca?
Io feci finta di nulla, continuai a spolverare
e allora lei...
Anna sapessi come è brava Lodovisca. Sa tenere
una casa meglio di me. Sa fare delle cose che io non so fare, quant è brava
quedda figghia mea...
Ecco...questa era la mia mamma
Lodovisca
P.S. - E' doveroso che io dica perchè mamma per quella decina
di giorni vedeva in me una sua sorella e non la figlia...
Secondo quel deficiente
del medico dell'Ant (scusate per l'espressione...ma quando ce vo ce vo) era perchè
io davo ansia a mia madre. Lui diceva che ci eravamo scambiati i ruoli: io la
madre e lei la figlia.
Avrei voluto vedere cosa avrebbe fatto lui al mio posto.
DEFICIENTE!!!!!!!!
La spiegazione che mi detti io fu un'altra...
Nonostante
le finzioni, i sotterfugi...mamma SAPEVA...poteva una donna intelligente come
lei non aver capito?
Siamo andate avanti lei ed io per mesi e mesi "recitando"
come due grandi attrici...non so a chi delle due sarebbe toccato l'Oscar per la
miglior interpretazione...
se a me che se pur con la morte nel cuore facevo
finta di continuare la mia solita vita, facendomi vedere tranquilla, serena, persino
allegra, minimizzando ogni cosa e dicendole continuamente...mamma piantala, non
fare la bambina
o a lei che...
se con la bocca mi rispondeva in una certa
maniera, con gli occhi mi rivolgeva tante mute domande...
ebbene, quando
quel farmaco le procurò quella dissociazione, riferita solo a me, era tale
il suo desiderio di proteggermi...di proteggere fino all'ultimo la sua "bambina"...che
non poteva accettare che ci fossi io a fare le cose che stavo facendo...e così
davanti alle mie domande...e dov'è ora Lodovisca? lei mi vedeva in posti
più sereni
al lavoro
in casa mia
sta guardando la tv
sta
prendendo il caffè
Potenza dell'amore di una madre...
Mamma negli anni '40
Mamma negli anni '50
Mamma negli anni '80
Una mattina, alle 7, in casa mia che si sta "scompisciando"
dalle risate
e Roby, molto tempestivamente, immortalò quel momento
Mamma l'8 settembre 1991 a Marina di Pulsano
Aveva 67 anni
Il diario di Lodovisca Poesia e meditazioni Collage Home page