Il ceciaio
Stamattina
ho messo a cuocere i ceci per fare la minestra come si fa a Taranto.
Mentre
li preparavo, i miei pensieri hanno iniziato a vagare per conto loro.
Non erano
pensieri degni di nota...constatavo semplicemente tra me e me come i tre legumi
classici (fagioli, ceci e lenticchie) si cucinano nella stessa identica maniera,
ma nello stesso tempo hanno tre sapori completamente diversi, tutti molto graditi
al mio palato.
E mentre toglievo la schiuma bianca che si forma quando iniziano
a bollire, mi sono anche detta:
Sì, è
vero, però i fagioli li puoi anche solo lessare e farli ad insalata, mentre
i ceci e le lenticchie no...
E' stato in quel preciso momento che
da tanto lontano (una cinquantina d'anni circa) si è fatta spazio nella
mia mente una voce dimenticata...
CECI, CECIIIIII...correte
bambini...sono arrivati i ceci...
E all'improvviso sono tornata
bimbetta ed ho sentito un'altra voce...una vocina...la mia...
Mamma...c'è
il ceciaio...
Ma che ci trovi di buono
in quei ceci lessi...dai che domani te li faccio io...
Mamma...non
so che dirti...ma i suoi sono più buoni...
E così
mamma mi allungava 10 lire ed io felice volavo giù dalle scale, mi precipitavo
fuori dal portone ed andavo incontro al ceciaio che nel frattempo era arrivato
sotto casa.
Non ricordo il suo volto, ma il suo carrettino sì.
Aveva
le ruote e lo spingeva a mano in giro per la città.
In un contenitore
al caldo c'erano i ceci, in un altro i lupini.
Non passava tutti i giorni,
forse un paio di volte alla settimana, e poi mia madre non sempre era propensa
a darmi 10 lire, ma si può dire che fossi una sua "cliente" fissa.
Come
arrivavo, mi diceva:
Le solite 10 lire?
Ed
io nel dirgli "Sì" gli allungavo
la monetina.
Mi piaceva guardarlo mentre prendeva uno spesso foglio di carta
gialla, arrotolarlo a cono, togliere il coperchio dal contenitore...
Immediatamente
dense e profumate volute di fumo riempivano la fredda aria dell'inverno mantovano,
mentre io iniziavo a deglutire l'acquolina che mi si era formata in bocca.
Con
un mestolo forato riempiva il cartoccio di ceci, li cospargeva di sale e poi me
li dava.
Tutta felice col mio cartoccio caldo caldo in mano, lo ringraziavo
e poi iniziavo a mangiarli.
Da prima uno per volta, per poterli gustare meglio,
poi due o tre, per finire col riempirmi la bocca svuotandoci dentro l'intero cartoccio.
Possibile,
mi sto chiedendo da stamattina, che bastasse così poco per rendere felice
una bimba?
Evidentemente sì, perchè felice io lo ero davvero.
Era
la bimba ad essere una bimba particolare che godeva con poco o erano gli anni
in cui lei è vissuta che davano sapore anche alle cose semplici?
O forse...sono
i giorni dell'arcobaleno, quelli che non ritornano più, a rendere tutto
così bello e speciale?
Leyla
Il carrettino non era così...era
molto più bello
:-))))
Scherzo
non era più bello, era molto
più modesto.
Intanto non aveva quella specie di pensilina
non era
neppure colorato ed era anche più piccolo
Gli
annni '50
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