Ah, com'era bello il tempo in cui regnava Berlusconi. Quando
una cosa andava storta sapevi che era sempre colpa sua.
Il Paese si sentiva
la coscienza a posto, la classe dirigente era esonerata da ogni addebito.
Ora
succedono tante cose inspiegabili.
Due ministri litigano in Parlamento e uno
si dimette proprio lì, come non era mai successo. Ed erano due sobri
tecnici.
Un assessore regionale, cantante di talento, identifica il Parlamento
con la città di
Troia e non in senso omerico.
Due alti magistrati, Grasso e Caselli, litigano sull'antimafia in pubblico.
Due giornalisti di punta della stessa rete, Travaglio e Formigli, se le suonano
di santa ragione.
Un magistrato attacca con un'asprezza mai sentita i magistrati
che avevano assolto Amanda e Raffaele
e altri magistrati gli danno ragione.
Dopo Berlusca il populismo si fa più truce e Grillo smerdeggia la sinistra
come mai aveva fatto lui.
La sinistra, a sua volta, si sfascia tra bersaniani a oltranza e renziani
sottotraccia.
Montiani, dipietrini, casiniani e finiani farebbero la pelle
ai loro capi.
Il presidente della Confindustria dice che siamo alla fine.
Napolitano
cazzia ministri e premier.
La corruzione va a gonfie vele, il Paese affonda.
Com'era bello quando c'era lui, il reo Silvio.
P.S. Non ci crederete, ma ho conosciuto un magistrato iraniano di 90 anni che è andato sabato in piazza per Berlusconi con sua figlia Daria, che aveva una boutique in via del Tritone, ed ha pure saltato al grido di «chi non salta comunista è». Esportiamo la follia fuori dalla Ue.
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