Non posso fare a meno di ripensare sempre più alla mia infanzia.
Nostalgia?
Anche, ma soprattutto la coscienza di quanto io sia stata fortunata a nascere quando sono nata, e cioè il 2 settembre 1945.
La mia infanzia fatta di niente (o di poco), ma così spensierata, come dovrebbe essere l'infanzia di tutti i bambini.
I miei ricordi infantili più nitidi risalgono a Mantova, dove ho vissuto dai miei 7 anni e mezzo per ben 5 anni.
D'inverno andavo a scuola la mattina (da sola), ritornavo a casa, facevo i compiti e poi giù a giocare.
Non nel cortile di casa mia, ma in quello del palazzo di fronte, molto più ampio.
Eravamo una "banda" formata da una ventina di ragazzini, maschi e femmine, e giocavamo a tutto:
a nascondino
a quercini
a l'orologio fa din don
la campana
e anche a carte.
Come spesso amo raccontare ho imparato a giocare a briscola sui tavolacci dell'osteria che si trovava proprio nel palazzo di fronte al mio.
Osteria che d'estate metteva dei tavoli all'aperto nel cortile dove giocavamo e, naturalmente, noi bambini ne approfittavamo per sederci a questi tavoli.
Osteria che comprò un televisore, quando ancora erano praticamente degli oggetti sconosciuti ai più, e dove più di una volta sono andata, da sola, di sera, a vedere il Musichiere o Lascia o raddoppia.
La domenica la si passava praticamente in parrocchia...la parrocchia di San Leonardo.
Si iniziava la mattina con la Messa delle 8,30, quella dedicata ai bambini.
Per poi trasferirci noi femmine in un vicino convento di suore, dove verso le 10,00 c'era la cosiddetta adunanza, che durava una mezz'oretta.
Poi si rimaneva lì a giocare.
Sono diventata una "campionessa" di biliardino proprio lì e ancora oggi sono in grado di battere parecchie persone (marito in testa).
Verso le 13 si andava a casa, si pranzava e poi di nuovo di corsa dalle suore dove c'era il catechismo.
Finito il catechismo, si andava in chiesa per la benedizione e poi...
tutti al cinema parrocchiale.
Ritorno a casa verso le 19.
D'estate, invece, si iniziava a stare fuori casa fin dalle 9 del mattino, breve intervallo per il pranzo, poi di nuovo in strada, altro breve intervallo per la cena e spesso si tornava a giocare, sempre in strada, anche dopo cena.
Mia madre faticò alquanto ad adattarsi a questi ritmi, ma poi dovette arrendersi, visto che lo facevano tutti i bambini. Magari si potrà pensare che eravamo in una specie di "zona protetta" dove tutti ci conoscevamo.
La via dove abitavo era una piccola via, dove vedevi passare una macchina forse una volta al mese.
Ma sono uscita da sola anche dal mio "territorio", come quella volta che andai a vedere "Lilli e il Vagabondo", anno 1955, al Teatro Sociale, abbastanza distante da casa.
Perchè ci andai da sola proprio non me lo ricordo, ma che fossi SOLA quello sì e lo ricordo con tanto piacere.
Ma soprattutto ricordo la preparazione agli esami d'ammissione per la scuola media.
E' doveroso dire che all'epoca (permettetemi di dire... che bei tempi...) finite le elementari avevi davanti a te tre strade:

1 - Smettere di studiare ed imparare un mestiere.
2 - 3 anni di scuole di Avviamento Commerciale, che credo prevedessero dopo solo altri 3 anni di studi.
3 - 3 anni di scuole Medie, dove dopo potevi accedere ai quattro indirizzi: Liceo Classico o Scientifico, Ragioneria e Magistrali.

In genere era la maestra che indicava chi erano i bambini idonei a continuare, a prescindere dalle decisioni che ovviamente potevano prendere i genitori.
A me toccarono le scuole Medie, decisione presa concordemente sia dalla maestra che dai miei genitori.
La maestra disse anche che per superare gli esami d'Ammissione, che si svolgevano a fine anno scolastico presso la scuola Media prescelta, con professori di quella scuola, occorreva una preparazione specifica.
E così...dal gennaio 1956 (avevo 10 anni e 4 mesi) fino a giugno...due volte alla settimana (o forse tre, non ricordo) attraversavo la città di Mantova, da un capo all'altro, a piedi, per recarmi a casa della mia maestra, la cui sorella, maestra anche lei, ci teneva lezione per un paio di ore.
Eravamo una decina di bambine e dalla mia via eravamo in tre: Gianfranca, Vittoria ed io.
Mi viene da pensare che spesso saremo andate insieme, soprattutto al ritorno, ma è successo anche che ci sono andata da sola.
E quando la lezione finiva era buio pesto e la mia maestra abitava in piena periferia, vicino a Palazzo Te.
Vi allego la piantina per farvi vedere quanta strada facevo.

Io abitavo in alto vicino ai giardini Virgilio, mentre la mia maestra abitava in basso, vicino a Palazzo Te (vedere pallini rossi).
Ora io mi chiedo... ma gli adulti dell'epoca erano tutti dissennati (genitori e maestra compresi)...o cosa?
Come si potevano mandare delle bambine di 10 anni sole per la città, facendole uscire di casa verso le 15 e vedendole rientrare dopo le 18, quando non solo non c'erano i cellulari, ma neanche i telefoni fissi nelle case?
Bambine che, quando venivano le giostre a Palazzo Te, invece di tornare a casa subito se ne andavano alle giostre e ci rimanevano magari per un'oretta?
Possibile che all'epoca non ci fossero maniaci sessuali, pedofili e tutta l'altra feccia che impesta oggi la nostra vita? Avevamo dei genitori poco accorti?
I miei non lo erano di certo.
Ricordo ancora la lavata di testa che mi fece mia madre, perchè una sera, tornata a casa, le raccontai che avevo fatto un giro (roba di due minuti) sulla moto nuova dello zio di Gianfranca.
Questo zio, credo sui 30 anni, era arrivato nella nostra via a far vedere la moto nuova.
I genitori di Gianfranca scesero in strada, noi bambini tutti attorno.
Lo zio fece fare questo giretto sia a Gianfranca che al suo fratellino, poi, molto carinamente lo fece fare a tutti i bambini presenti.
Quando toccò a me, sapevo che non avrei dovuto, ma più che il desiderio di salire sulla moto, mi trattenni dal dire no per non offendere lo zio, Gianfranca e i suoi genitori.
Ma mia madre non volle sentire ragioni e la lavata di testa fu molto, ma molto pesante.
Così come mi era proibito attraversare, quando era buio, i giardini virgiliani, cosa che invece facevo regolarmente perchè passando di lì risparmiavo un bel pezzo di strada.
Un ultimo ricordo...
avete presente il Ministro Bondi?
Dire che il vederlo mi suscita "repulsione" è forse un po' eccessivo...ma in fondo in fondo è proprio così...
Che ha mai fatto il povero Bondi, che tra l'altro sento descrivere come un'anima bella?
Poveretto...non mi ha fatto nulla...
l'unica sua colpa, ai miei occhi, è di ricordarmi come fattezze fisiche un signore che abitava dalle parti di Piazza Virgilio e che mi capitava spesso di incontrare.
Beh...nel mio assurdo immaginario di bambina...quell'uomo era uno dal quale dovevo stare alla larga...
Ai miei occhi aveva le fattezze di un ipotetico "orco" e appena lo vedevo mi mettevo a correre come una matta.
Questo per dire che noi bambini degli anni '50 non eravamo totalmente sprovveduti, gli insegnamenti ci venivano dati, anche se poi trasgredivamo come fanno tutti i bambini.

Perchè ho voluto raccontare questi episodi della mia infanzia?
Il perchè mi pare ovvio...anche se per rispetto a chi ben sappiamo...non voglio nominare il suo nome...

Per LEI solo una preghiera...
riposa in pace povera bambina...
ora i tuoi amichetti sono gli Angeli del Paradiso...
gioca felice e tranquilla con loro...

e un dolce pensiero...
a te PICCOLA DONNA, che come tante altre PICCOLE DONNE, non diventerai mai una GRANDE DONNA, perchè delle bestie hanno stroncato la tua vita...

La bisbetica (in)domata Il diario di Lodovisca Poesia, favole e meditazioni Ultimi aggiornamenti del sito Home page