L'unica lettera di Berlusconi che l'opposizione avrebbe gradito sarebbe stata quella delle sue dimissioni. La lettera che il governo ha inviato ieri all'Unione Europea (e che pubblichiamo nelle pagine interne) contiene piuttosto un programma di politica economica liberale. A cui il governo si «inchioda» definendo anche i tempi (strettissimi) per la sua realizzazione. Ci si augura che sia la volta buona.
La lettera europea si compone idealmente di due parti. La prima riguarda la tenuta dei conti pubblici italiani. Su questi c'è poco da dire. L'Italia ha fatto meglio di tutti i suoi partner europei: ha tenuto a bada la crescita del debito pubblico (relativamente ai suoi vicini di casa) grazie al contenimento dei deficit annuali. Bene come noi hanno fatto solo i virtuosi tedeschi. Ma ovviamente partivamo da una posizione decisamente peggiore ed è per questo che gli sforzi fatti fino a ora non bastano.
La seconda anima della missiva riguarda la crescita economica. Unica ricetta per bastonare il debito pubblico e dare una speranza di lavoro alle generazioni più giovani. E su questo il governo è stato chiarissimo. Da una parte una forte opera di contenimento della spesa pubblica,dall'altra un'iniezione di libertà nelle imprese e nella società.
La spesa pubblica si può contenere solo andando a toccare i gangli vitali che la alimentano: pubblica amministrazione e previdenza. Il governo si è impegnato formalmente a farlo.
Più decisive ancora sono le misure per lo sviluppo. Il principio è quello di liberalizzare e privatizzare ovunque si possa. Si deve intervenire sul mercato del lavoro rendendolo più libero anche grazie al superamento del tabù dei licenziamenti. Berlusconi ha una certa expertise sulla materia: nel 2003 proprio su questo (mentre nel 1994 il caso fu la riforma delle pensioni che poi fece il suo successore Dini) ingaggiò una battaglia dura con ilsindacato: che di fatto perse.Ora la ripropone con il timbro e l'avallo europeo. In Italia di fatto si può licenziare anche nelle imprese con più di 15 dipendenti: ma il problema è che per farlo tocca portare i libri in tribunale. Non si tratta del modo più efficiente per far girare il mercato.
Ovviamente maggiore libertà di licenziamento da sola non basta. Occorre, come è scritto nella lettera, smontare corporativismi anche nel settore delle professioni. Buona l'idea di considerare le tariffe minime alla stregua di un consiglio. Accanto al piano di liberalizzazioni, è previsto un massiccio intervento di privatizzazioni sia locali sia immobiliari. In bocca al lupo, ma la strada è quella giusta.
L'Europa ha ovviamente apprezzato il compito svolto. E Berlusconi riceverà due ordini di critiche: una da sinistra e l'altra da destra. Partiamo con la prima: si tratta di un libro dei sogni. È vero, ma fino a quando ha una maggioranza parlamentare, sulla carta, avrà la possibilità di realizzarlo. Da destra: nulla si dice sulla riduzione del peso fiscale. Ci auguriamo che sia una prudenza verso l'Europa, che di questi tempi mal sopporta ogni tipo di rilassamento tributario. Sbagliando
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